giovedì 29 luglio 2010

Come organizzare un pranzo in famiglia e sopravvivere: la via gianoziana alla stesura del menù - settima parte

Il caffè e l'ammazzacaffè

Siamo finalmente arrivati in fondo al pranzo, vediamo di non perderci proprio all'ultimo. Il buon cuoco gianoziano ha già pronta la sua caffettiera o le sue caffettiere e i suoi bicchierini da liquore e tutto quello che vuole offrire per il fine-pranzo.
Ora, che succede se portiamo il caffè e il resto subito appena tolti i piattini del dessert o con ancora i piattini in tavola? Bevuto il caffè, tutti se ne andranno, lasciandoci soli coi nostri piatti e i nostri bicchieri.
Questo può anche andare bene, soprattutto se la cucina e la sala da pranzo sono due locali separati, e quindi occuparci dei piatti ci porterebbe via dai nostri ospiti.
Ma spesso, in Gianozia, si pranza direttamente in cucina. Quindi, c'è spazio per almeno sistemare i piatti, se non proprio lavarli, prima che i commensali se ne vadano e liberare completamente la tavola prima di portare il caffè.
Così anche il nostro cuoco gianoziano berrà tranquillo il suo caffè a fine del pasto con gli altri.
Insomma, la via gianoziana al menù e al servizio richiede preparazione e disciplina. Ma quando l'ultimo ospite sarà uscito e ci gireremo a guardare la tavola, saremo esausti come le altre volte, ma almeno ci saremo goduti il pranzo e la compagnia.

mercoledì 28 luglio 2010

Come organizzare un pranzo in famiglia e sopravvivere: la via gianoziana alla stesura del menù - sesta parte

I dessert, la frutta e il resto

E' sempre più raro che qualcuno arrivi in fondo ad un menù. O proprio ci siamo buttati nelle porzioni da uccellini, oppure è facile che i nostri commensali siano ormai satolli.
Quindi difficile che ci presentiamo col formaggio. Ma in caso, anche qui valgono sempre le stesse regole:
  1. preparare in anticipo;
  2. portare tutto insieme in tavola;
  3. tutti mangiano con lo stesso ritmo.
La stessa cosa vale per la frutta: tutta già lavata e pronta nel cesto, una rapida visita in cucina et voila, la frutta è in tavola.
Ma per il dessert? La cosa migliore sono i dessert monoporzione, freddi o caldi, che basta metterli su un vassoio e portarli in tavola.
Però sono un po' tristi e il dessert è bello che sia colorato e allegro. Quindi, che fare? In Gianozia, va per la maggiore l'opzione show.
Per questo però serve un carrello porta vivande o in alternativa un tavolino alto. Il nostro cuoca/o deve mettersi come un prestigiatore davanti ai commensali, con tutto il necessario, e assemblare il dessert lì per lì.
Anche qui, la preparazione fa tutto. La panna montata, ad esempio, se è buona e senza zucchero, resta montata anche per un giorno. Quindi la si può preparare la mattina o qualche ora prima, mettere in frigo già nella tasca, pronta a essere servita, e tirar fuori al momento giusto. La frutta dev'essere già pulita, a pezzetti, e condita, il cioccolato già tritato e così via.
Prima ancora che gli ospiti arrivino, preparare il carrello con i piattini, gli ingredienti che non devono stare in frigo, il coltello e tutto l'occorrente. Alla fine del pranzo, bisogna liberare la tavola, portare lo spumante e sistemare tutto quello che manca nel carrello.
Poi, dare il via allo show.

martedì 27 luglio 2010

Come organizzare un pranzo in famiglia e sopravvivere: la via gianoziana alla stesura del menù - quinta parte

Il secondo

Il secondo è il cuore di ogni menù, che sia fatto di una o più portate. Il secondo gianoziano ideale ha almeno una di queste caratteristiche:
  • un tempo di cottura pressoché infinito (come lo spezzatino o i loselèt);
  • può essere mantenuto al caldo, già impiattato, per un tempo ragionevole senza risentirne (gli arrosti in generale);
  • va mangiato freddo o a temperatura ambiente;
  • le eventuali salse non devono essere preparate al momento.
Quindi difficilmente in Gianozia si userà il fritto o la carne alla griglia come secondo di un pasto importante. Una tipica, ottima scelta è lo spezzatino, perché lo si può lasciare sul fuoco a sobbollire, poi lo si mette in una ciotola e lo si porta in tavola, senza bisogno di servirlo o di tornare in cucina per il bis.
L'importante, comunque, è che sia possibile, come per contorni e antipasti, prepararlo in anticipo, meglio se il giorno prima. Lo si tiene in un angolo della cucina e lo si tira fuori quando è ora di mangiarlo.
Se si scelgono più secondi, bisogna portarli tutti insieme e lasciare che i commensali si arrangino a servirsi da soli.
C'è una sola eccezione, che è il molto scenografico taglio dell'arrosto. Questo, come la preparazione di certi dessert, va fatto a vista. Del resto, non è un catering, facciamo vedere che sappiamo cucinare davvero. Ma restiamo sempre a tavola e godiamoci la compagnia.

lunedì 26 luglio 2010

Come organizzare un pranzo in famiglia e sopravvivere: la via gianoziana alla stesura del menù - quarta parte

Il primo

Una volta, quando c'erano altri tipi di cucine, era necessario un sacco di tempo per far bollire l'acqua e cuocere la pasta, per cui bisognava sincronizzare bene l'arrivo degli ospiti col momento di buttare la pasta.
Adesso, con le cucine moderne, questo non è più necessario. Se negli antipasti siamo stati abili, abbiamo tutto il tempo per buttare la pasta nel momento in cui suona il campanello, scambiare due chiacchiere e tornare a scolare la pasta.
Scolata la pasta, va condita come previsto e portata in tavola già nei piatti, così tutti mangeranno con lo stesso ritmo di chi cucina.
E se vogliamo più primi? Ci sono due possibilità: o si fa scegliere ai commensali quale vogliono, oppure si fa un bis (o un tris se proprio vogliamo strafare), cioè si mettono tutti i primi nello stesso piatto e si porta quello.
Un'altra possibilità, è quella di preparare una pasta fredda o una pasta al forno, come cannelloni o lasagne. Ma questi ultimi sono sempre un po' pesanti e un po' troppo importanti per un pranzo con più portate. La pasta fredda dev'essere ricercata, altrimenti va meglio come stuzzichino o antipasto.

domenica 25 luglio 2010

Come organizzare un pranzo in famiglia e sopravvivere: la via gianoziana alla stesura del menù - terza parte

Gli antipasti

La prima cosa su cui bisogna venire a patti con il servizio gianoziano, è la presenza dei contorni a tavola fin da subito.
I contorni sono sempre anche degli ottimi antipasti e di solito sono invece abbastanza trascurati quando arrivano col secondo.
In più, se presentiamo ai nostri commensali una tavola con gli antipasti propriamente detti già nel piatto, l'aperitivo già versato nei bicchieri, un po' di insalata e altre verdure, magari una bella torta salata e qualche stuzzichino (pomodorini, olive, mozzarelline, biscottini salati fatti con l'avanzo della pasta brisée, ecc.), loro non si alzeranno finché non sarà pronto il primo e non penseranno che siamo in affanno solo perché la pasta è ancora da buttare.
Sono tutte cose che possiamo preparare anche il giorno prima e che in più rimarranno a tavola e quindi riusciremo anche ad assaggiarle.
Quindi, una bella tavola imbandita, commensali che si tolgono giacche e cappotti e, come vedremo nella quarta parte, l'acqua della pasta che bolle per i fatti suoi.

sabato 24 luglio 2010

Come organizzare un pranzo in famiglia e sopravvivere: la via gianoziana alla stesura del menù - seconda parte

In Gianozia, le nostre massaie si sono sempre ribellate all'idea di non mangiare a tavola con gli altri e hanno elaborato questo modo di servire:
  1. gli antipasti, gli aperitivi, gli stuzzichini, i contorni, il pane e i condimenti, vengono preparati in anticipo e sono in tavola prima dell'arrivo dei commensali;
  2. anche il secondo piatto è già predisposto e pronto, se serve mantenuto in caldo;
  3. il primo piatto viene terminato nel momento in cui arrivano i commensali e viene servito quando sono tutti seduti e hanno terminato l'antipasto;
  4. il secondo piatto viene solo portato in tavola, una volta terminato il primo, in modo che tutto sia a disposizione di tutti e nessuno si debba più alzare;
  5. il dessert è preparato in precedenza in porzioni singole o preparato a vista;
  6. il caffè si serve quando la tavola è sparecchiata e i piatti lavati.
Lo scopo del gioco è andare in cucina il meno possibile. La cosa divertente è che funziona qualsiasi sia la disposizione della casa, anche quando si ha una sala con angolo cottura.

venerdì 23 luglio 2010

Come organizzare un pranzo in famiglia e sopravvivere: la via gianoziana alla stesura del menù - prima parte

Capita spesso nei pranzi familiari. C'è qualcuno in cucina che spignatta come un forsennato e tutti gli altri in sala da pranzo che chiaccherano, mangiucchiano robe a caso o piombano in cucina e si portano via la prima cosa che capita («Dov'è finita la crostata di more che siamo solo al primo?»). Col risultato che chi cucina fa chilometri, è sempre in piedi e mangia quando può e i commensali riescono pure a lamentarsi («Ma cara, non ti abbiamo mai visto...»). Come riuscire a superare quest'impasse?
Nelle tradizioni culinarie più rinomate, le portate devono susseguirsi in un certo ordine, con i commensali che vengono serviti a tavola (v. service à la russe). Questo è quello che succede normalmente nei ristoranti. Ma nella cucina familiare questo significa appunto che chi cucina e/o serve a tavola, è costretto ad allontanarsi più volte e spesso finisce col mangiare di corsa o lontano dagli altri. Ma dev'essere per forza così? Non si potrebbero, per esempio, mettere tutte le portate in tavola e lasciare che ognuno si arrangi? Il problema è che, quando cuciniamo, il menù nella nostra testa si struttura in un certo modo e serve un certo ordine, quindi se la zia si mangiasse la crostata di more coi tortellini ci prenderebbe l'ansia.
Ma come è fatto un menù? Quello che segue è un menù che in Gianozia si definisce all'italiana, perché mette insieme le portate in questo modo:
  1. antipasto;
  2. primo piatto;
  3. secondo piatto con contorno;
  4. dolce, frutta o gelato;
  5. caffè.
A volte, viene servito il formaggio prima o al posto del dolce.

Esistono anche altri modi, che seguono le tradizioni di altre parti del mondo, dove invece la sequenza è a grandi linee:
  1. antipasto (entrée);
  2. piatto principale (plat);
  3. formaggio, frutta o dolce;
  4. caffè.
Questa sequenza in Gianozia è nota come alla tedesca (il nome è uno degli incubi della filologia gianoziania) e va bene per alcuni menù centrati attorno a un piatto particolare, come per esempio il cous-cous.
E questi sono menù semplici. Le cose si fanno molto più complicate se invece si cerca di creare un menù  con molte più portate, con più primi o più secondi.
Non se ne esce?

venerdì 16 luglio 2010

Malloreddu alpini

Chissà che avrebbero detto nella cucina della regina Klarentia a proposito della cucina fusion? Sant'Ignutius, come si sa, ebbe diverse trasfigurazioni e visioni, nel corso delle quali scoprì Emacs e sviluppò una nuova religione; all'epoca sembrava fosse indispensabile averne una. Il culto emacsita, tra parentesi, si rivelò particolarmente mite, prevedendo al massimo la pena dell'uso di vi (e la terribile tortura di farlo senza una qualche reference card).
San Corofrasto, nel suo Visioni di Sant'Ignutius, riporta:
Ci è invero ignoto cos'intedesse, ma parrebbe che fusion abbia a significare il mettere il pezzo da cuocere in una mitica isola, nomata Enewetak, e indi aspettare tanti secoli come detto, che viene una grande luce, e poi il pezzo si cuoce.  Qualche anno di meno se invece si volesse fission, che si fa con l'andare in un mitico deserto, nomato Jornada del Muerto, e per il resto come quell'altro. Ma il vero monaco gianoziano diffiderà e cercherà il significato nascosto di queste visioni bizzarre.

Ingredienti

  • Malloreddu;
  • boscatella;
  • pancetta affumicata;
  • zucchine;
  • olio, sale, pepe.

Strumenti

  • Pentola per la pasta;
  • ciotola;
  • padella;
  • cucchiaio di legno;
  • tagliere e coltello.

Procedimento

  1. Affettare la pancetta in pezzetti di circa 5x30x40 mm e passarla in padella finché non diventa croccante.
  2. Affettare le zucchine a rondelle.
  3. Togliere i pezzetti di pancetta e mettere le zucchine, cuocendole bene e casomai aggiungere un filo d'olio.
  4. Cuocere i malloreddu. 
  5. Mettere nella ciotola la pasta, la pancetta e le zucchine.
  6. Tagliare a dadini la boscatella e metterla nella ciotola un po' per volta, mescolando in modo che si sciolga.
  7. Aggiungere un filo d'olio a crudo e abbondante pepe.
Può essere servita a qualsiasi temperatura.

mercoledì 7 luglio 2010

Come fu che non nacque il trancio al limone

La regina Klarentia amava lanciare sfide ai numerosi cuochi della sua cucina e anche stuzzicarli un po' nell'orgoglio. Poulet-Rôti era quello che più spesso cadeva nella trappola della regina e la tradizione ci ha tramandato questa non-ricetta, il tentativo di Poulet-Rôti di produrre un trancio al limone in risposta ad una delle tante sfide lanciate dalla reggente, di cui però si è perso il tema originale.
Con questa non-ricetta di antica tradizione la Gianozia vuole partecipare al concorso Quell'ingrediente di troppo, di Cavoli a merenda e Semplicemente Pepe-Rosa.

Ingredienti

La storia inizia con la declamazione degli ingredienti da parte di Poulet-Rôti. Poulet-Rôti, di mancata tradizione francese, aveva la tendenza a progettare sempre ricette molto elaborate, quindi fu costretto a prepararsi una tabella con tutti gli ingredienti.



PastaRipienoGlassaTotale
uova 3 tuorli e 2 chiare2 tuorli1 chiara5
farina 75g 120g 195g
zucchero125g 125g
zucchero a velo120g 130g250g
lievito 1 bustina 1 bustina
limoni 2 scorze 2 succo4
acqua1/2 litro1/2 litro
limoncello1 cucchiaio (dopo cottura)2 cucchiai3 cucchiai
sale


Per la farina della crema scelse della farina di riso. Sembrava una ricetta a colpo sicuro: pan di Spagna aromatizzato al limone, salsa al limone e glassa al limone.

Strumenti

Quindi, Poulet-Rôti dispose tutti i suoi strumenti sul piano di lavoro, sotto lo sguardo un po' perplesso di Gustafsson, che, da buon nordico, vedeva poco di buon occhio la profusione di limoni che stava facendo Poulet-Rôti.
  • Tortiera rettangolare;
  • frusta;
  • rigalimoni;
  • ciotole;
  • setaccio per farina;
  • pentolino;
  • cucchiaio di legno;
  • spatola da pasticcere;
  • canovaccio;
  • spremiagrumi.

Procedimento

Poulet-Rôti si preparò tutti gli ingredienti, consumando una tale quantità di ciotole, ciotoline e ciotolette, che uno degli sguatteri andò a licenziarsi dal sovrintendente di palazzo  con effetto immediato e minacciò pure di denunciarli per maltrattamenti.
Poulet-Rôti divise le uova come segue:
  • 3 tuorli per la pasta;
  • 2 tuorli per la crema;
  • 4 albumi per la pasta;
  • 1 albume per la glassa.
Spremette tutti i limoni e grattò tutte le bucce:
  • metà della scorza per la pasta;
  • metà della scorza per la crema;
  • 6 cucchiai di succo per la crema;
  • il resto per la glassa.
Quindi perparò la pasta:
  1. Sbattè i tuorli e lo zucchero e li montò fino a farli diventare bianchi.
  2. Montò a neve ferma le chiare.
  3. Aggiunse i tuorli continuando a montare con la frusta.
  4. Aggiunse la farina a pioggia, la scorza di limone e il lievito.
  5. Versò in una tortiera rettangolare e infornò a 190-200 gradi per circa 4-5 minuti.
Poi passò ad occuparsi del ripieno, mentre un deciso profumo di limoni si diffondeva per tutta la stanza.
  1. Montò 120g di zucchero a velo e 2 tuorli.
  2. Li mise in un pentolino.
  3. Aggiunse la farina, la scorza e un pizzico di sale.
  4. Stemperò con succo di limone e mezzo litro d'acqua.
  5. Mise sul fuoco e continuò a mescolare finché non assunse un aspetto gelatinoso.
  6. Lasciò raffreddare.
Attratta dal profumo di limoni, che adorava, la regina Klarentia si presentò in cucina e assaggiò la crema. La trovò deliziosa. «Ma, Poulet-Rôti, non pensate che sappia un po' troppo di limone?» «Non preoccupatevi, maestà, è che è il ripieno, poi si stempera. Vi piace?» La regina Klarentia annuì, anche se si sentiva  un po' allegare i denti.
Poulet-Rôti divise la torta in due, la cosparse di limoncello, farcì e chiuse.
I veri guai cominciarono con la glassa. L'idea di Poulet-Rôti sarebbe stata:
  1. Montare insieme una chiara d'uovo, zucchero a velo, succo di limone e 2 cucchiai di limoncello fino a ottenere una crema bianca.
  2. Aspettare qualche momento e poi cospargere il trancio.
  3. Decorare a piacere.
Invece il primo punto non gli riuscì mai. Vuoi che ci fosse troppo limone o che fossero le occhiatacce ironiche di Gustafsson, fatto sta che la glassa non venne. Ma Poulet-Rôti non si diede per vinto, montò e montò fino a ottenere in superficie una spece di smorta spumetta bianca, che usò per fare un piccolo straterello sopra il trancio.
La regina Klarentia guardò il dolce un po' così, ne prese una fetta alta un dito e iniziò ad assaggiarla. Non era malvagia, no, però quel tanto di limone in meno magari.
«Poulet-Rôti, avete combinato insieme una ricetta di classe.» «Sul serio?»
La regina Klarentia non guardava Poulet-Rôti, ma lanciava occhiatacce a Gustafsson e Corofrasto che ridevano senza ritegno.
«Però, secondo me, avete sbagliato stagione.» «Dite?» «Sì, sarebbe stato meglio farla d'estate.» «Ma, maestà, non ci sono limoni d'estate.» «Davvero? Un vero peccato, non trovate?»

      La salsa alla Poulet-Rôti

      Uno dei più grandi cuochi gianoziani ai tempi della regina Klarentia era Poulet-Rôti, che si era rifugiato in Gianozia dopo esser stato costretto a fuggire dalla Francia per aver parlato male della maionese.
      Gustafsson, nota malalingua, sosteneva che la verità era che a Poulet-Rôti non ne era mai venuta una, di maionese, per questo non la sopportava. Però poi ha sempre usato la salsa alla Poulet-Rôti, invece della maionese, anche nel suo libro L'arte di cucinare ne' paesi fermi e non fermi.
      La salsa alla Poulet-Rôti è la base dell'insalata di patate.

      Ingredienti

      • Tuorli d'uovo sodo;
      • yoghurt intero, il più denso possibile;
      • olio, succo di limone, sale, pepe, tabasco, salsa Worchester, ecc.

      Strumenti

      • Forchetta;
      • ciotola, tazza o piatto fondo.

      Procedimento

      1. Schiacciare i tuorli nella ciotola.
      2. Aggiungere poco olio (un cucchiaino) e mescolare fino a formare una pappetta.
      3. Aggiungere yoghurt q.b. o secondo i gusti o la destinazione.
      4. Mescolare fino a ottenere una crema liscia.
      5. Regolare il gusto con spezie, succo di limone o salse liquide.
      Se piace e se la destinazione lo consente, si può fare a meno anche dei tuorli d'uovo. Per esempio, va benissimo senza tuorli se la si usa per i tramezzini o per condire l'insalata. In quest'ultimo caso, si può anche usare dello yoghurt più liquido o abbondare in aceto (anche balsamico) o succo di limone e aumentare un po' l'olio.

      lunedì 5 luglio 2010

      Minestra di pane estiva al cartoccio

      In Gianozia proseguono gli esperimenti con la carta fata. Questa è una rielaborazione in versione (quasi) estiva della minestra di pane, che si può mangiare anche fredda.

      Ingredienti

      Con gli ingredienti che seguono viene una pentola di minestra:
      • una cipolla piccola a fettine;
      • un porro a fettine;
      • due patate a fette;
      • due o tre zucchine a rondelle;
      • due o tre carote a rondelle;
      • due o tre pomodori maturi pelati; 
      • una tazza di lenticchie lessate;
      • mezzo cavolo bianco a striscioline;
      • aceto di mele, olio, sale, pepe, salsa di soia;
      • una tazza di brodo;
      • acqua.
      Poi serve il pane:
      • pane a fette tostato;
      • aglio.

      Strumenti

      • Pentola grande per la minestra;
      • pentolino per le lenticchie;
      • tagliere e coltello;
      • ciotola con coperchio;
      • cucchiaio di legno;
      • carta fata;
      • pentola da mettere in forno.

      Procedimento

      1. Affettare il cavolo a strisce sottili e metterlo nella ciotola.
      2. Condire con sale, pepe e aceto, mescolare e chiudere il coperchio.
      3. Mettere a lessare le lenticchie.
      4. Mettere nella pentola un filo d'olio, il porro e la cipolla a fettine e farli appassire.
      5. Aggiungere le patate tagliate a fette e le carote a rondelle.
      6. Quando sono rosolate, aggiungere le zucchine a rondelle.
      7. Quando anche le zucchine sono ben rosolate, mettere la tazza di brodo e ricoprire con l'acqua.
      8. Aggiungere i pomodori:
        1. metterli non pelati nella pentola;
        2. dopo due minuti, toglierli, freddarli e sbucciarli;
        3. tagliarli a pezzi;
        4. rimetterli nella pentola.
      9. Far cuocere per 20-25 minuti.
      10. Aggiungere le lenticchie lessate, mescolare e far cuocere per altri 5-10 minuti.
      11. Aggiungere il cavolo e far cuocere non più di cinque minuti, in modo che il cavolo resti croccante.
      12. Regolare di sale, pepe e salsa di soia.
      La minestra base è pronta e può essere conservata un giorno o due in frigorifero. Il pane va aggiunto alla bisogna, secondo quanto segue.
      1. Affettare il pane e tostarlo sulla piastra o in forno.
      2. Strusciare l'aglio sui due lati delle fette di pane tostato.
      3. Mettere un grande pezzo di carta nella pentola.
      4. Disporvi delle fette di pane sul fondo.
      5. Versarci qualche romaiolo di minestra senza liquido.
      6. Ricoprire di nuovo con fette di pane e proseguire a strati fino a finire il pane.
      7. Aggiungere un romaiolo o due di liquido della minestra.
      8. Chiudere il cartoccio.
      A questo punto si può lasciare semplicemente la zuppa nel cartoccio fino al momento di andare in tavola o passarla in forno per cinque minuti.

      Al momento di servire, disporre la zuppa in ciotoline, aggiungere un po' del liquido della minestra e un filo di olio extra-vergine d'oliva.

      domenica 4 luglio 2010

      Lesso rifatto alla senape

      In un precedente post abbiamo parlato del brodo reale di Gianozia. Se il brodo è fatto secondo tradizione, aggiungendo man mano acqua, la carne verrà molto tenera, perché la cottura avverrà a temperature più basse della temperatura di ebollizione dell'acqua (v. questo post di Dario Bressanini per altri dettagli). Ma verrà anche poco saporita, perché avrà ceduto tutto al brodo.
      La tradizione ha elaborato diverse ricette per recuperare la carne. Uno dei preferiti in Gianozia è il seguente.

      Ingredienti

      Oltre alla carne che avanza dalla preparazione del brodo, servono:
      • senape (la salsa in barattolo o tubetto);
      • capperi;
      • acciughe sott'olio o sotto sale (lavate);
      • tabasco, salsa di soia, salsa Worchester;
      • brodo;
      • aglio, sale, pepe, olio.
      Le quantità dipendono dalla quantità di carne e dai gusti personali.

      Strumenti

      • Tagliere e coltello;
      • padella antiaderente;
      • cucchiaio di legno;
      • cucchiaio per dosare.

      Procedimento

      1. Fare a pezzetti o a striscioline il lesso.
      2. Mettere un filo d'olio e lo spicchio d'aglio nella padella e metterla sul fuoco a fuoco vivace.
      3. Quando l'olio è caldo, metterci il lesso e farlo rosolare per qualche minuto, finché non prende una leggera crosticina.
      4. Aggiungere qualche cucchiaio di senape e mescolare.
      5. Aggiungere un cucchiaio o due di  capperi e qualche acciuga, mescolando e schiacciando le acciughe.
      6. Regolare gusto e consistenza con l'uso del brodo, delle salse e delle spezie.
      7. A fine cottura, se piace, aggiungere un filo d'olio extravergine a crudo.
      Può essere mangiato da solo o con dei crostini. In genere in Gianozia si consuma caldo.

          venerdì 2 luglio 2010

          Pasta incantata

          Una nuova tendenza nella cucina gianoziana è la cottura al cartoccio con l'uso della carta fata.

          Ingredienti

          • Pasta;
          • pancetta cruda (di quella da fare sulla brace);
          • petto di tacchino a fette;
          • piselli lessati (anche in scatola);
          • aglio;
          • olio, sale, pepe, origano, maggiorana, menta, peperoncino.

          Strumenti

          • Pentola per la pasta;
          • carta fata;
          • tagliere e coltello;
          • padella;
          • posate da insalata;
          • pirofila o pentola da mettere in forno; 
          • ciotola per mescolare la pasta.

          Procedimento

          1. Cuocere la pasta molto al dente e fermare la cottura.
          2. Mettere la pasta nella ciotola e condirla con un filo d'olio.
          3. Fare a strisce la pancetta (larghe circa 2-3 centimetri) e metterle nella padella a cuocere.
          4. Quando sono ben cotte e rosolate, mettere le fettine di pancetta nella ciotola, lasciando nella padella il fondo.
          5. Tagliare il tacchino a strisce grandi come la pancetta e metterle nella padella. Se è necessario, aggiungere poco olio.
          6. Quando sono ben cotte, mettere le fettine di tacchino nella ciotola, sempre lasciando il fondo di cottura.
          7. Aggiungere nella padella uno spicchio d'aglio e saltarci i piselli.
          8. Rovesciare tutto il contenuto della padella nella ciotola e mescolare, regolando di sale, pepe e spezie.
          9. Mettere un grosso pezzo di carta fata sulla pirofila.
          10. Riversarci tutto il contenuto della ciotola e chiuderlo in modo da formare un cartoccio.
          11. Mettere in forno a 150-180 gradi massimo per qualche minuto.
          Va portato in tavola direttamente il cartoccio, che mantiene da solo la temperatura.