Nelle tradizioni culinarie più rinomate, le portate devono susseguirsi in un certo ordine, con i commensali che vengono serviti a tavola (v. service à la russe). Questo è quello che succede normalmente nei ristoranti. Ma nella cucina familiare questo significa appunto che chi cucina e/o serve a tavola, è costretto ad allontanarsi più volte e spesso finisce col mangiare di corsa o lontano dagli altri. Ma dev'essere per forza così? Non si potrebbero, per esempio, mettere tutte le portate in tavola e lasciare che ognuno si arrangi? Il problema è che, quando cuciniamo, il menù nella nostra testa si struttura in un certo modo e serve un certo ordine, quindi se la zia si mangiasse la crostata di more coi tortellini ci prenderebbe l'ansia.
Ma come è fatto un menù? Quello che segue è un menù che in Gianozia si definisce all'italiana, perché mette insieme le portate in questo modo:
- antipasto;
- primo piatto;
- secondo piatto con contorno;
- dolce, frutta o gelato;
- caffè.
Esistono anche altri modi, che seguono le tradizioni di altre parti del mondo, dove invece la sequenza è a grandi linee:
- antipasto (entrée);
- piatto principale (plat);
- formaggio, frutta o dolce;
- caffè.
E questi sono menù semplici. Le cose si fanno molto più complicate se invece si cerca di creare un menù con molte più portate, con più primi o più secondi.
Non se ne esce?
- alla seconda parte
- alla terza parte
- alla quarta parte
- alla quinta parte
- alla sesta parte
- alla settima parte
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.